Intervista a Ivano Malcotti sul TPI (Teatro Politico Istantaneo)
di Anna Maria Ferrari
Iniziamo subito con una domanda per capire meglio il significato del vostro
teatro, cosa intendete per politico?
Possiamo prendere a prestito, scusandoci per tanto ardire, la definizione di "politica" risalente ad Aristotele ovvero “polis”, che in greco significa città, comunità dei cittadini.
Insomma politica
in senso generale, ovvero riguardante
"tutti" i soggetti che fanno parte della società?
Sì perfettamente, ci interessa dialogare con il pubblico, con le persone. Ci preme approfondire, sviscerare, entrare dentro ai problemi che affliggono la società. Il Teatro Politico Istantaneo (TPI) nasce con l’obiettivo di fare proposte, provocazioni, ma soprattutto richiedere risposte al mondo della politica.
Una bella ambizione…
Qualcuno potrebbe rimproverarci di essere inguaribili sognatori, non nascondo che in questo possa esserci un po’ di verità – e lo dico con orgoglio -. Sognatori sì, ma con le idee ben radicate e consapevoli dei limiti oggettivi imposti dalla realtà.
Domanda a bruciapelo, siete schierati politicamente?
Ogni autore che scrive un testo civile o politico che sia, in qualche modo
si schiera, e non ci vedo nulla di male, però all’interno del TPI, ci sono
autori con idee diverse, talvolta anche agli antipodi.
Tu sei autore principalmente...
Ho capito dove
vuoi andare a parare, sì, sono autore e non nascondo la mia lente di
ingrandimento marxista se è questo che vuoi sapere. Ma credimi è poco
importante,
quello che conta è il pubblico che viene agli spettacoli, che partecipa, che
protesta, che riesce anche a confutare un'opinione, che talvolta diventa pure
ostico.
Ostico ?
Certo, il nostro
teatro auspica la partecipazione di tutti, soprattutto di coloro che non la
pensano come l'autore, altrimenti il TPI partirebbe già morto, non ci sarebbe
dialettica, ma solo autocelebrazione e pacche sulle spalle.
Una bella sfida non credi ?
Vedi, il più
delle volte siamo abituati ad assistere a spettacoli di carattere civile che,
seppur scritti (ed interpretati) da
mani molto felici, vengono seguiti da un pubblico che ha perlopiù le stesse
identiche idee dell’autore, talvolta quasi
una fedeltà assoluta. Alla fine dello spettacolo scrosciare di applausi e tutti
contenti a casa, sereni per aver sentito quello
che si voleva sentire.
Cosa c’è di male?
Di male niente, ma in questo modo si rimane tutti quanti ancorati alle nostre idee, alle nostre sicurezze, vere o presunte, non permettiamo a nessuno di insinuarci un dubbio o una riflessione scomoda.
Pensi che il vostro tipo di teatro favorisca il dubbio?
Vogliamo discutere, cerchiamo il dibattito, non ci spaventa il dialogo, non
pensiamo di essere assoluti e certi. L'autore, come tutte le persone, può
prendere un abbaglio e ricredersi. L’autore, come tutti del resto, è custode
della verità assoluta, ha bisogno di confrontarsi anche ruvidamente
senza acredine o astio. Se dai un’occhiata alle nostre proposte ti accorgerai
che la partecipazione è sempre molto eterogenea da un punto di vista di
posizioni politiche, molte volte anche
alterative o parecchio distanti. Anche i relatori che vengono ospitati o che
intervengono liberamente a fine spettacolo sono spesso su posizioni differenti.
Non si creano tensioni ?
Noi vogliamo discutere, vogliamo il sano protagonismo del pubblico, un po’ di energia porta sale alla discussione.
Un teatro molto caldo, vivo…
Che parte dalla società , dalla carne viva della società, dallo stomaco della città…
Questo in effetti dovrebbe essere il ruolo del teatro civile
Questo è ciò in cui crediamo e che intendiamo fare. Anche la scelta di privilegiare le locazioni più popolari è una scelta strategica.
Quali luoghi privilegiate per le vostre performance?
Semplici locazioni popolari, senza escludere i teatri, non siamo così snob da pensare che la struttura teatro sia da superare.
Cosa intendi per locazioni popolari?
Soms, sedi di partito, associazioni culturali, ARCI, anche stabili e case
private.
Gli attori sono professionisti?
Direi che per la maggioranza delle performance vengono interpretate da
professionisti anche molto conosciuti e apprezzati dal grande pubblico non è
importante il nome dell'attore e neppure quello dell'autore, è fondamentale il
tema trattato e la discussione che prende corpo. Ci interessa la partecipazione
Periferia o centro?
Io sono da sempre per la decentralizzazione
Molti sono per la decentralizzazione a parole, ma poi apprezzano la sala in
centro…
Senza offesa
alcuna, sono poco interessato alle scelte strategiche degli altri,
(non mi riguardano le scelte strategiche di un
altro tipo di teatro) noi prediligiamo la periferia. Ci tengo a sottolineare che
lavorare in periferia non è sinonimo di proposta di qualità minore. In
periferia si ascolta con maggiore nitidezza certe criticità, certi bisogni,
certe spinte che partono dal basso. Il megafono della società è posto in
periferia.
Credo di capire che i problemi che volete discutere, sono quelli più
spiccatamente sentiti dal basso?
Dalla gente comune, dai lavoratori, dai disoccupati, dagli studenti, dai
piccoli commercianti…
Vi tacceranno di teatro di classe
Personalmente e parlo come Ivano Malcotti , questo mi gratifica, non ho
paura di parlare di lotta di classe credo anzi che la lotta di casse sia la base
di partenza per una sana ripartenza dell’attività politica.
Invece come
co-autore del TPI, come mi rispondi?
Ti
dico che parlare di democrazia, banche, contratti, religione, resistenza,
dittature, credo riguardi tutti i cittadini, nessuno escluso, anche a quelli che
credono che parlare di lotta di classe sia di un’era ormai sepolta.
Come è nato il TPI , avete un luogo fisico dove fate le prove?
Da circa dieci anni facciamo spettacoli , reading, performance, video. Il luogo
fisico è nella sede di Villa Gruber ovvero la sede del Gruppo città di Genova
Onlus che ha lanciato il nostro tipo di Teatro con un lavoro straordinario di
organizzazione avviato durante la Presidenza di Valter Mereta e che ora prosegue
con il nuovo direttivo.
Il Manifestino è scritto a quattro mani?
Sì, con Maria Galasso anche lei autrice docente ed estrosa ricercatrice
Naturalmente Marxista?
Sei perfida nelle domande, no assolutamente lei si definisce liberal
(sarebbe meglio comunque chiedere a lei, mi riesce difficile fare il portavoce),
molto lontana dal marxismo.
E quali sono i punti in comune tra una Liberal e un Marxista ?
Pochissimi per questo motivo il nostro Teatro Funziona, non abbiamo paura di
confrontarci, anche con fervore, da posizioni politiche lontanissime.
E scontri ce ne sono?
Mischie furibonde (come direbbe Bruno Pizzul).